“...così fiorirà”
14 maggio – 25 giugno 2025
“L’uomo come l’erba, i suoi giorni come fiori del campo, così fiorirà” (*)
Una mostra per festeggiare i vent’anni di attività (2005-2025) della galleria La Nube di Oort
Vernissage mercoledì 14 maggio 2025 ore 18.30
* dal titolo di un'opera di Iulia Ghiță che riporta un verso dei salmi
Per la mostra che celebra il ventennale dell’attività della galleria La Nube d’Oort, il proprietario, Cristian Stănescu, ha voluto scegliere una frase poetica che valesse come tema della mostra: "L’uomo come l’erba, i suoi giorni come fiori del campo, così fiorirà". Tale tema, non da prendersi alla lettera, è stato accolto con entusiasmo dagli artisti che hanno partecipato alle precedenti esposizioni. Naturalmente, la numerosità delle opere presenti (quarantasei) attesta del fantastico lavoro svolto dalla galleria romana negli anni che vanno dal 2005 al 2025.
Effettuando il vaglio delle opere presenti, si rileva che alcune opere presentano un soggetto naturalistico declinato con elementi geometrici. Si vedano i fiori dai colori spenti e pastosi accostati ai coni dai colori terrestri e cilestri di Luca Grechi; l’abaco di forme vegetali sempre dissomiglianti l’una dall’altra di Geneviève Rocher; i fiori cosmici di Peter Flaccus, realizzati a encausto e aventi perfette forme circolari opache ed esplosioni a raggiera trasparenti; il fiore di Licia Galizia in politene verniciato, carta e legno, in cui colore e forma si oppongono a ciò che è vegetale.
Il referente naturale è invece completamente assente dal quadro di Antonio Cimino: in esso si rincorrono grandezze dal sapore analogico, ma vi è ancora il ricorso a figure geometriche.
In alcune opere è in atto una dialettica che salva l’estrazione dell’idea, ma anche la concretezza del dato, secondo la lezione di Aristotele. È una questione importante poiché determina l’accoglimento del divenire, evitando che esso sia escluso. All’interno di codesta dialettica opera Georgina Spengler, con un tulipano nella pienezza della sua fioritura alle prese con le linee fluide di un tempo lineare/circolare; Leila Mirzakhani coglie dei papaveri la traccia esclusivamente cromatica; mentre Sandra Heinz sorprende le ortensie nel tempo e nello spazio del loro formularsi e la sottoscritta realizza un’acquarello in cui le forme si disciolgono e si raddensano nell’esclusivo movimento del colore.
Nei lavori che si situano tra descrizione e decorazione, il piacere non è disgiungibile dalla conoscenza. La decorazione, che si articola fra astrazione e naturalismo e che non ha mai abbandonato l’arte moderna e contemporanea, mostra la sua presenza perenne anche nell’opera di Miriam Laplante, la quale presenta la natura nella sua duplice veste di schema e di materia; Cristiana Pacchiarotti fa spuntare i suoi delicatissimi fiori impunturandoli in una lastra di ceramica bianca; Elly Nagasaki formula le sue intricate essenze dal sapore memoriale, non prive di colore tonale; le forme quasi assenti di Julia Ghita svaniscono per interna dissolvenza e nell’opera di Innocenzo Odescalchi si contrappone a un fondale espressivo e materico una forma floreale stilizzata.
Esplicitamente legati alla consistenza del filo, alla serialità del ricamo e della tessitura sono le opere di Simone Pontecorvo e di Giorgia Accorsi, anch’esse annodate a stretto filo alla decorazione, con forte preminenza degli elementi materici e gestuali. In Edith Urban, invece, il collage realizzato con materiali diversi accede a un simbolismo personale, diaristico, memoriale.
Quando di un reperto vegetale si evidenziano le forze strutturanti, di accrescimento, esse si candidano quali elementi utili alla categorizzazione, come in Diana Legel. In Renée Lavaillante è la linea di contorno a determinare la forma, individuando nel contempo l’inseparabile dimensione spaziale, specificata, in questo caso, da variazioni chiaroscurali. Non troppo distante è la scultura in terracotta di Lucilla Catania che affida la nascita della forma allo scavo lineare nella materia mediante un gesto formante che non si separa dalla sensibilità per lo spazio.
Nell’enfatizzare la bidimensionalità, Alessa Armeni, assieme alla semplificazione e alla pennellata fluida, che accentua ancor di più il valore della superficie, conserva il rapporto fra luce e ombra, mentre in Elena Boni, l’immagine, raddoppiata dalla superficie riflettente dell’acqua, restituisce un’obliquità indicante la tridimensionalità come dimensione invisibile, ma ineliminabile.
L’uccellino-emblema di Elvio Chiricozzi, la figura umana di Donatella Spaziani, la donna tra due cieli di Stefano Di Stasio, il corpo femminile sul quale spuntano i fiori di Paola Gandolfi, il fiore spaziale di Karolina Lusikova, l’uccello che implica il concetto di gabbia di Monique Régimbald-Zeiber, presentano un linguaggio visivo di tipo sostanzialmente classico, ma fortemente simbolico, a tratti con accenni enigmatici, ove è indicata con fermezza l’impossibilità di tradurre l’immagine in parole, a sottolineare il valore insostituibile di ciò che è visivo.
Gli artisti si pongono di fronte al soggetto bandendone quel superficiale naturalismo che costituisce il “genere”. Quindi, più che coglierne il dato transeunte, essi disegnano figure intatte del conoscere: fiori fotografati, ma digitalmente elaborati, per Piero Varroni, il quale enfatizza alcune caratteristiche del petalo, mentre ne altera altre, o il lavoro comparativo di Francesca Phillips, la quale utilizza la fotografia come elemento che evidenzia somiglianze e differenze; a sua volta, Daniela Monaci trasforma lo scatto in scultura.
Per la declinazione concettuale del dato naturale, ove l’elemento vegetale viene sottoposto ad alcune operazioni, quali la ripetizione, il ribaltamento e la simmetria, il riferimento va alle opere di Andrea Fogli e di Giuseppe Salvatori. Qualora l’immagine naturale sia interpretata mediante associazioni nate da una contiguità visiva, si è di fronte ai lavori di Adele Lotito e di Giulia Lusikova. Laddove le opere sono realizzate con materiali aventi caratteristiche opposte al modello, il rimando è ai fiori di cristallo di John O’Brien, i quali conservano nel passaggio materico la fragilità del modello, e ai fiori di loto di Paolo Di Capua che scolpisce i bordi dei petali nelle venature del legno.
Al gioco del bianco e del nero, Carlo Lorenzetti e Bizhan Bassiri affidano il rischio dell’imprevisto e le fortune dell’analogia. Il primo, utilizzando ferro e carta, crea una scultura essenziale, polisemica; il secondo realizza una contrapposizione irriducibile, in cui figura e fondo, scambiandosi incessantemente i ruoli, variano la percezione delle forme. Nel medesimo solco, Ernesto Porcari lavora le sue sottili aste di ferro per trarne analogicamente una memoria vegetale.
Nel novero delle opere che non hanno come tema elementi vegetali, ma interagiscono con materiali prelevati da disparati contesti, realizzando un corto-circuito ove il concetto si esplica attraverso l’utilizzo di un materiale allusivo, rientra l’opera di Aldo Grazzi. Sul versante esclusivamente materico lavora Solmaz Vilkachi, presente con una sfera di travertino intrisa di pigmento rosso sangue.
All’ordine del paesaggio appartiene l’opera di Uemon Ikeda, ove la pioggia, con il suo accenno ritmico, attiva sfere sensoriali diverse. Oan Kyu traccia, in serie, onde scritturali fortemente evocative, ma scandite da incidenti di percorso che introducono il caso come componente irrinunciabile.
Completano la mostra la performance di Lucia Bricco e il video di animazione di Adelaide Cioni.
La mostra celebrativa è composita, complessa e per questo efficacissima nel testimoniare la ricchezza delle proposte, in relazione alle diverse provenienze geografiche (Canada, Stati Uniti d’America, Corea del Sud, Giappone, Europa), alla disparità dei mezzi (pittura, scultura, fotografia, performance e video d’animazione) e delle linee di ricerca visiva. Sulle pareti, le opere si dispongono in maniera fitta, come in una quadreria d’altri tempi, dove con un colpo d’occhio è possibile vedere differenze più che l’unità delle esposizioni settecentesche e ottocentesche.
Rosa Pierno
La Nube di Oort – Via Principe Eugenio 60, Roma
Orario di apertura : dal 14 al 22 maggio 2025 da martedì a venerdì 17.30 / 19.30
e dal 26 maggio al 25 giugno 2025 per appuntamento (+39 3383387824)